domenica 29 dicembre 2013

[GMCKS - Pranic Healing] Pratica del Pranic Healing - chiacchierata di un praticante.

Pratica del Pranic Healing - chiacchierata di un praticante

tempo fa mi è capitato di raccontare la pratica del pranic healing ad un net-amico.
approfitto di quella esperienza per ottemperare a quanto promesso tempo addietro: scrivere "cosa faccio quando pratico il Pranic Healing".
premetto che le cose sono cambiate, in una maturazione che è dinamica e mi rende impossibile stigmatizzare una volta per tutte la pratica del pranic healing.
rimando questa complessa tematica a quando sarò bravo. per il momento...

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allora, io sono un pezzettino di universo, che raccoglie in se Forza (prana, forza vitale, mana... a me piace l'idea di "essenza" con cui traduco il concetto di forza degli Jedi fantasceintifici).

non è un dono particolare ma una attenzione prestata con cura ad alcune nostre capacità che, sentendoci stupidi, tentiamo di ignorare nel più della vita.

ora, il nostro corpo è in un certo senso, su un certo piano composto di varie vibrazioni.
ogni chakra "ospita" alcune vibrazioni: viola, verde, blu, arancione, giallo, rosso - per citare solo quelle che hanno un uso medicale che io sappia gestire.
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a proposito, inserisco un link per chiarire quali sono gli undici chalkra maggiori di cui si parla nel Pranic Healing
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potenziare una di queste vibrazioni, tramite la volontà, il pensiero, la respirazione, ed usarla per determinare un effetto (solvente, ustorio, potenziante, vivificante, disgregante, aggrumante...) sul prana del paziente, è ciò che faccio.

si usa, nel pranic healing, invocare l'aiuto del Maestro, degli esseri superori, l'aiuto divino, anche per tutela del paziente oltre che del terapeuta. 
se d'altro canto là fuori c'è un Dio a cui chiedere le cose come se abitasse fuori da me e fosse quindi altro da me, non mi sembra male interessarlo alla cura di chi patisce.

Quindi ci si concentra o si diventa coscienti, tastando le energie del paziente, arrivando tramite lo scanning a compredenre dove l'energia sia congesta, dove sia esausta, dove sia diversa da quella che, nell'esperienza di terapeuta e nello studio di molti testi, credi sia quella che dovrebbe essere lì dove stai "toccando".
naturalmente molta parte dell'analisi dovrebbe risiedere nel chiacchierare con il paziente, conoscerne il quadro clinico e gli aspetti emozionali. il tutto con una preparazione almeno di base in anatomia, anatomia sottile, modelli psicologici trattati secondo le dottrine energetiche.

nel momento in cui si lavora sulle forme pensiero, come vengono chiamate in molte scuole, il livello di energia che occorre è più raffinato, occorrono "vibrazioni più elevate" di quelle che un corpo umano "contiene".
al che, pensando allo scopo che ti prefiggi ci si concentra sulle porte che ti collegano al tuo sé superiore e di lì all'amore universale deinde all'Essere Supremo, e praticamente gli dici "guarda, ho rilevato 'sto problema, questo ancora e quest'altro, prestami questo determinato tipo di vibrazione, che la uso lì".

ora, lo scopo lo ottieni così: controlli il corpo energetico del paziente, facendo scanning con le mani. cerchi forme pensiero negative, ogni chakra ha le sue e le sue modalità di ospitarne. rabbia, frustrazione, paura, ansia, abbandono, solitudine etc etc. le tocchi con mano. sentito il problema, lo scopo è lo stato d'animo che è adatto a risolvere il problema. lo susciti in te, cerchi di fare eco con le vibrazioni universali più alte che sono in sintonia con questo scopo (la fantomatica energia divina). riversi la tua energia e l'energia "in risonanza" nell'organo energetico da curare. questo è dettopoco bene...
la tua intenzione di collegarti a vibrazioni che purifichino a fondo la sensazione che ricavi dal contatto con le forme pensiero che trovi, o comunque, senza esagerare con i dettagli, con la Situazione che trovi nel chakra del paziente, "affratella" la tua emissione energetica a quella che definivo qui sopra, la sua "eco" superiore. deinde il tuo riversare energia porta con sé energia di alta vibrazione.

nel momento in cui ti disponi a livelli energetici superiori ai tuoi (e non è che lo fai "per magia".... :) lo fai provando delle emozioni elevate, che ti fanno di per sé vibrare elevatamente, te ne crei una immagine mentale che ti sostiene l'emozione strada facendo evitando di cadere nel lato egoistico dell'emozione che provi in quel momento).

già la pratica della meditazione dei cuori gemelli ti permette, dopo poco, di "vedere la luce". ovvero sgranchisci la ghiandola pineale e apparati vari, che rimettendosi a funzionare a regime, ti donano delle sensazioni che per brevità vorrei riassumere in "ti senti uno con tutto" "aumenta la tua precisione nella percezione delle energie", "(causa della precedente) aumenti il tuo livello energetico" "in sintesi, vedi la luce".
vederee la luce perché diventi capace di decrittare i vari veli che hai davanti e quindi, in un certo senso, disollevarli, è una cosa.
vedere la luce perché hai l'impressione che qualcuno ti metta un dito in testa, è un'altra cosa, e non mi piace.

questo problema deriva dalla immagine, forma pensiero, di dio che io mi faccio. abituato ad una divinità sanbguinaria della quale schiere di folli sono disposti a giurare che si fonda sull'Amore, non mi è stato facile per un bel po' avvicinarmi ad energie di cui si dice siano "energie divine", ovvero elargite da Dio.

cosa invoco? invoco umilmente per la guida divina, l'aiuto divino, la protezine divina e (a seconda che tu stia per dmeditare o per metterti a "guarire" gente) per l'illuminazione o per la guarigione divina, per il potere della guarigione
[...]
grazie, in piena fede.

e poi alla fine dei "giochi" ringrazi i vari aiutatori con la stessa formuletta.
formuletta che ti mette effettivamente in uno stato d'animo adeguato al lavoro e che credo in effetti richiami col nominarle e con l'auspicarne il lato migliore, quelle entità che dicevamo.
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questo estratto può forse confonderele idee, perché non è che un pezzo di resoconto di un praticante agli inizi; più passa il tempo più ciò che mi hanno insegnato nei primi corsi assume valore e spessore, semplificandomi non poco la vita. come in molte cose, lo studio fa veramente tanto, e la pratica è tutto.

a chi invece già conosce il mondo esoterico e delle pratiche di guarigione, energetiche o spirituali, forse questo racconto può far sorridere, in modo però da far comprendere meglio di quanto non abbia reso possibile finora
cosa sia il Pranic Healing

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seconda parte: il pranic healing e la psicologia.

appurato (si fa per dire) che abbiamo più corpi, uno fisico, uno eterico, uno emozionale o astrale, uno mentale "basso" che prosegue differenziandosi fra sottopiani nei tre sottopiani superiori del mentale detti corpo causale, possiamo cominciare a sfogliarci Powell per avere una idea di massima di cosa diamine ho detto in questo paragrafo. proseguo.

le emozioni e i pensieri sono molto simili: sembra a me di capire che siano affermazioni, nei corpi emozionale e mentale, di un qualche pattern che credo nasce dall'incontro fra due poli: l'istanza che è rappresentata dal corpo causale, e le condizioi a contorno, ovvero la realtà del corpo fisico. questo flusso con feedback si attorciglia creando le nostre idee, le nostre emozioni, le nostre sensazioni. noi, per come ci conosciamo abitualmente.

la causa prima, sostengono in molti, è immateriale e fondamentalmente esula da ciò su cui è possibile un lavorare terapeutico. ciò è possibile, difatti non sarà oggetto della nostra disamina.

ciò che ci interessa, parlando di psicologia, è vedere come i corpi mentale inferiore e astrale (o emozionale) siano impastati assieme in maniera molto stretta. tutti i cori energetici sono impastati assieme... non sono realmente separati, è una divisione scolastica. eppure, lavorando sull'astrale si lavora direttamente anche sul mentale. credo sia per questo che le conseguenze del lavorare sull'astrale vegono spessimo rpesentate come pericolose... potremmo, lavorando male, modificare il nostro mentale, e il meccanismo di regolazione potrebbe essere fastidiosamente lento, ingombrante, persino emotivamente doloroso.

appurato che i chakra esistono, con differenze che non approfondisco, ad ogni livello (dall'eterico in "su"), possiamo lavorare a tastare i chakra astrali del paziente.
come specificato in precedenza, quel che faccio come healer al momento in cui pratico lo "scan" del corpo energetico del paziente, è caricarmi di tanta energia, per accrescere la mia sensibilità, dispormi ad una morbida sensibilità, lasciar fluire l'energia da me, dalle mie mani, fino a toccare delicatametne il corpo energetico del paziente. a quel punto, la pratica vera e propria.
chiedo, un po' al Cosmo, un po' a me, un po' a Master, ma soprattutto all'interrelazione fra me e il patiente, di lasciarmi sentire l'energia congestionata, le forme pensiero negative, del paziente.
il lavoro, a questo punto, è quello di rimuovere, ammorbidire, ciò che di congesto e nefasto trovo, sostituendo il tutto con "robba bona".
poiché ciò che forma il pensiero non è tanto la materia, che è la stessa per ciòche è pensiero e ciò che non lo è, quanto l forma in cui si reifica, la forma che questa materia prende rendendo sensibile al livello del piano fisico il pensiero stesso, come dire il tracciato neurale al livello, fisicissimo, del cervello, ciò che importa non è rimuovre materia malata, quanto permettere all'energia che fluisce fra i chakra di fluire in modo armonico e non in odio verso la persona.

questo è, detto semplicemente, la pratica del pranic healing dal punto di vista psicologico.
ci si curano depressioni, dipendenze, "possessioni" e anche il semplice stress.

il libro di master Choa sulla psicoterapia pranica contiene queste e molte altre informazioni, è in libreria. la differenza con la frequenza dei corsi è la "benedizione" che ti consente - direi- di raggiungere l'energia del maestro con molta facilità, più di quanto non sia necessario per chi decide di fare da solo.

io alle volte (più di una, almeno) ho deciso di procedere da solo per prova. complicato, molto complicato. facile permettere al flusso dell'energia nel paziete di spostare la tua stessa concentrazione. una fatica immonda, insomma. però si può fare - il che mi fa felice e più "spensierato" nel chiedere aiuto a Master: ormai so per prova che è un aiuto, non una deformazione delle leggi del reale.. tant'è vero che ci faccio cose che sono riuscito anche a fare da solo.
la differenza fra fare da solo e non, fondamentalmente, è nel giuramento di ippocrate, versione mia: non torturerò il mio paziente solo perché non ho voglia di attenermi al protocollo. ;)

ultima cosa: la lettura del testo di master Choa permette di approfondire il discorso con alcuni esempi pratici, alcuni "protocolli" da seguire. questo permetterebbe - secondo me - a chi già mastica la materia di farsi un'idea di come si lavori nell'ambito.
atma bella pe' tutti... 

N.B.
è difficile "sistematizzare" la pratica di queste abilità senza cadere nella pazzia morbida di uno che è convinto che sognando può, per esempio, far tornare la ragazza amata: come dicevi tu tempo addietro, bisogna distinguere. potenziare l'aspetto "amore" nella propria vita non significa "far tornare Lei, proprio Lei", ma se studi fuori da un percorso di studi definito fai presto a confonderti e a decidere che è vero quel che piace a te, falso -forse- il resto.


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